Palermo val bene un viaggio anche per la sua straordinaria offerta culinaria. Si mangia benissimo. Dallo street food ai ristoranti tipici. Per non parlare delle pasticcerie e dei caffè. Ci sono stata di recente e vi propongo una selezione di locali da non perdere.
Partiamo dalla colazione all’Antico Caffè Spinnato di via Principe di Belmonte, che dal 1860 sforna pane e altre prelibatezze della tradizione siciliana. Ottima, il tuppo (il cui nome deriva dall’antica acconciatura delle donne siciliane), la tipica brioche da colazione che si gusta con la granita o farcita di gelato. Al pistacchio è super! Alternativa: il Buccellato, un impasto di pasta frolla, steso a sfoglia non sottile e farcita con un ripieno di fichi secchi, uva passa, mandorle, scorze d’arancia, poi chiusa in vari modi. La classica è la forma di ciambella ma c’è anche in monoporzione.
A metà mattina (ma anche a metà pomeriggio o quando si vuole…) un caffè ci sta sempre, giusto? E allora vi consiglio Caffè Stagnitta, storica torrefazione dal 1928 alla Discesa dei Giudici. Appena si entra si viene avvolti da un aroma di caffè straordinario, merito delle miscele pregiate che trionfano nei vasetti di chicchi monorigine disposti in file ordinate sui ripiani di marmo.
A pranzo c’è di che scegliere. Se volete provare lo street food, i mercati di Ballarò e della Vucceria vi offrono di tutto. Dalla tartare di pesce spada ai gamberi, alle panelle, al cous cous, alle arancine (sì, qui si dice così). A proposito, io per queste ho puntato su Donnafranca, laboratorio artigianale in via Maqueda dove si può scegliere fra 16 varianti, dal classico ripieno al ragù alle versioni più creative e audaci, che vengono preparare made to order. Da provare anche un’ottimo pane e panelle, che consiste in una frittella di farina di ceci racchiusa in un soffice panino.
Un dolcetto che sa di tradizione antichissima? I Segreti del Chiostro, un progetto di riscoperta e valorizzazione delle antiche tradizioni della pasticceria conventuale palermitana. Alla “spezieria” o “dolceria” del monastero di Santa Caterina d’Alessandria nel cuore del centro storico, a due passi da Piazza Pretoria, si preparavano torte di ricotta, biscotti di mandorle, pasticciotti ripieni, frittelle, conserve. E la vendita dei dolci (alla ruota del parlatorio) rappresentava una fonte di reddito importante per la sopravvivenza del monastero. Le ricette della pasticceria conventuale un tempo erano segrete e venivano rivelate solo dalle monache anziane a quelle più giovani che ne raccoglievano l’eredità.
Qui bisogna tornaci più volte ( ed essere disposti a mettersi in coda….), perchè le dimensioni dei dolci sono, come dire big size, e non si può non assaggiare almeno due o tre specialità. Partendo naturalmente dal cannolo, riempito al momento e guarnito da scorze d’arancia candita e gocce di cioccolato. A seguire, la cassata, a fette o monoporzione, biscotti ricci, bucatoli, fastucata… Non abbiate fretta di consumarli. Mettetevi comodi su una panchina del chiostro e godeteveli morso dopo morso all’ombra degli alberi di limoni e arance.
Per cena, se avete fretta e cercate un locale centrale Bisso Bistrot Quattro Canti (il nome della piazza monumentale all’incrocio dei due principali assi viari storici di Palermo: la via Maqueda e il Cassaro, oggi Via Vittorio Emanuele) è quel che fa per voi. Non occorre nemmeno prenotare. Qui trovate ricette della tradizione popolare, con piatti ispirati alla cucina delle antiche osterie. Un viaggio sensoriale attraverso i profumi e i sapori di Sicilia, elaborati con semplicità. Come il cous cous ceci e prezzemolo, “tenerumi” ( le foglie di una tipica zucchina che cresce sull’Isola, la zucchina lunga o zucchina serpente), zucchine e pic pac o gli Involtini di pesce spada alla palermitana con uvetta, acciughe, cipolla e pane bianco, profumati con arance, limoni e menta.
Se invece volete gustare dell’ottimo pescespada l’Osteria Mangia e Bevi è come mangiare a casa della nonna. Una cucina semplice, con prodotti di stagione e a km zero. Alla griglia o alla pantesca, con pomodorino, capperi e patate. Da farci la scarpetta, tanto è buono il sugo! Con il pane, freschisismo, preparato utilizzando solo farine di grani antichi siciliani, frutto di selezioni naturali millenarie.
Un antipastino per ingannare l’attesa? : Panelle e sincione, la pizza locale. O le sarde a Beccafico. E come primo piatto …. La pariedda della Nonna, ovvero la pasta fritta . Sugo di melanzane, mentuccia, pangrattato e abbondante formaggio grattuggiato. Una pasta nata in origine come piatto di recupero quando si era soliti friggere gli avanzi di pasta del giorno prima,. Un’attenzione in più per il cliente? Una guida agli ingredienti ben descritta, per rispettare chi soffre di intolleranze o allergie e possa godersi un piatto in tutta sicurezza.